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I nuovi orientamenti diagnostici parlano di Disturbi dello Spettro dell’Autismo riferendosi ad una categoria nella quale rientrano diversi sottotipi della patologia quali: disturbo di Asperger, disturbo pervasivo non altrimenti specificato, disturbo disintegrativo e la sindrome di Rett.
I bambini che rientrano in questa categoria presentano uno sviluppo anomalo nell’area dell’interazione sociale e della comunicazione, oltre che una notevole ristrettezza del repertorio di attività e interessi.
La compromissione nelle diverse aree di funzionamento interferisce significativamente con lo sviluppo delle abilità attese da un bambino in un determinato periodo della sua crescita.
A seconda del livello di sviluppo del bambino e della sua età cronologica le manifestazioni del disturbo possono variare ampiamente.
Grazie alle ultime ricerche in ambito scientifico, la diagnosi di autismo è sempre più precoce e questo permette una migliore prognosi poiché consente di avviare tempestivamente una presa in carico globale del bambino.
Per avere una diagnosi accurata bisogna rivolgersi a centri specializzati e figure esperte che mediante test e osservazioni sul bambino possono individuare la presenza di sintomi che consentono la definizione della diagnosi.
La valutazione tiene conto sia dell’osservazione clinica in ambito valutativo sia delle informazioni dei genitori e degli insegnanti che permettono di raccogliere dati sul bambino in diversi contesti.
Non esistono accertamenti di laboratorio o di imaging (tomografia assiale computerizzata, risonanza magnetica, etc.) in grado di confermare la diagnosi.
È utile specificare che una diagnosi precoce permette di indicare a genitori ed educatori quali possono essere i possibili interventi per un bambino e iniziare subito il trattamento. L’intervento precoce permette al bambino di ottenere molti benefici in termini di miglioramento e di apprendere precocemente quelle abilità che a causa del disturbo risultano deficitarie.
Possiamo definire appropriato un intervento quando:
– È precoce (entro i 2-3 anni);
– È intensivo (20/25 ore a settimana di occasioni di apprendimento in cui il bambino sia attivamente coinvolto in attività psicoeducative pianificate e adeguate al suo grado di evoluzione, distribuite nei diversi contesti di vita: centro terapeutico, famiglia e scuola);
– Prevede un attivo coinvolgimento della famiglia e della scuola;
– È caratterizzato da una costante misurazione dei progressi.
I trattamenti più efficaci sono programmi psicologici e comportamentali strutturati mirati a modificare i comportamenti del bambino per favorire un miglior adattamento alla vita quotidiana e interventi mediati dai genitori, nei quali i genitori sono guidati dai professionisti per apprendere e applicare nella quotidianità le modalità di comunicazione più adatte per favorire lo sviluppo e le capacità comunicative del figlio.
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